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“Povero anche chi lavora, un problema enorme che va affrontato non solo definendo una soglia di salario minimo”
“Siamo in un Paese in cui accade che anche lavorando si è poveri. E’ questo il dato più drammatico che non traspare dai vari report che si susseguono e che non danno il vero senso della realtà del mondo occupazionale e delle condizioni di chi lavora. Un problema enorme che secondo noi va affrontato non solo definendo una soglia di salario minimo, sul quale ci siamo più volte espressi nel corso degli anni auspicandone la necessità e quindi l’introduzione di una disciplina in merito come indicato dall’Europa, ma che occorre affrontare anche intervenendo sul versante del precariato e la conseguente insicurezza lavorativa. Contestualmente non si può immaginare che l’adozione del salario minimo garantito possa conferire a chicchessia, una sorta di ‘patente’ di congruità delle retribuzioni derivanti dai contratti, aprendo così nuovi e prevedibili nonché preoccupanti orizzonti. E tutto ciò senza che sia mai stata data attuazione a specifiche norme costituzionali. Non bisogna dimenticare che anche questa situazione trova radici nelle scelte fatte negli anni e tra le quali si possono tranquillamente annoverare quelle relative al sistema previdenziale, costruito per non favorire il ricambio generazionale e mortificare i nuovi pensionati che, grazie al puro calcolo contributivo, si ritroveranno con pensioni da poveri. Appunto. Un’altra bomba sociale pronta ad esplodere in tutta la sua drammaticità e che pare non costituisca elemento di riflessione a livello politico”.
Il Segretario Generale
Francesco Cavallaro
“Povero anche chi lavora, un problema enorme che va affrontato non solo definendo una soglia di salario minimo”
“Siamo in un Paese in cui accade che anche lavorando si è poveri. E’ questo il dato più drammatico che non traspare dai vari report che si susseguono e che non danno il vero senso della realtà del mondo occupazionale e delle condizioni di chi lavora. Un problema enorme che secondo noi va affrontato non solo definendo una soglia di salario minimo, sul quale ci siamo più volte espressi nel corso degli anni auspicandone la necessità e quindi l’introduzione di una disciplina in merito come indicato dall’Europa, ma che occorre affrontare anche intervenendo sul versante del precariato e la conseguente insicurezza lavorativa. Contestualmente non si può immaginare che l’adozione del salario minimo garantito possa conferire a chicchessia, una sorta di ‘patente’ di congruità delle retribuzioni derivanti dai contratti, aprendo così nuovi e prevedibili nonché preoccupanti orizzonti. E tutto ciò senza che sia mai stata data attuazione a specifiche norme costituzionali. Non bisogna dimenticare che anche questa situazione trova radici nelle scelte fatte negli anni e tra le quali si possono tranquillamente annoverare quelle relative al sistema previdenziale, costruito per non favorire il ricambio generazionale e mortificare i nuovi pensionati che, grazie al puro calcolo contributivo, si ritroveranno con pensioni da poveri. Appunto. Un’altra bomba sociale pronta ad esplodere in tutta la sua drammaticità e che pare non costituisca elemento di riflessione a livello politico”.
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