Lavoro, l’Istat: crescono gli occupati, ma a tempo determinato
Lavoro, l’Istat: crescono gli occupati, ma a tempo determinato
Immagine di copertina di: Lavoro, l’Istat: crescono gli occupati, ma a tempo determinato

Ai livelli pre-Covid mancano all’appello 678mila contratti. Cavallaro: “Per una vera ripresa servono riforme”


“Non possiamo certamente gioire leggendo con attenzione gli ultimi dati legati all’occupazione. E’ vero che cala la disoccupazione ma è altrettanto vero che mancano quasi 700 mila lavoratori rispetto all’inizio della grande pandemia ed i nuovi posti di lavoro creati sono per lo più a termine, e quindi precari. E’, quindi, una boccata d’ossigeno ma c’è ancora tanto da lavoro da fare per imprimere quella scossa necessaria al Paese che non può prescindere da una profonda riforma delle pensioni ed una marcata riforma fiscale che possano agevolare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro”. E’ quanto ha detto il Segretario Generale, Francesco Cavallaro, commentando il documento sul lavoro in Italia nel secondo trimestre 2021 elaborato dall’Istat.

I dati. Nel secondo trimestre 2021 l’Istat ha riportato un aumento di 338mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente e una crescita di 523mila unità sullo stesso periodo del 2020. Ma questa boccata d’ossigeno nei dati sull’occupazione è legata soprattutto alla crescita dei dipendenti a termine (+226mila, +8,3%) a fronte di una crescita di 80mila unità a tempo indeterminato (+0,5%) e di 33mila indipendenti (+0,7%). L’occupazione rimane, soprattutto, ancora inferiore ai livelli pre-pandemia, con 678mila occupati in meno rispetto al secondo trimestre 2019. In particolare, l’emorragia lavorativa riguarda più di ogni altra categoria le donne, che sono 370mila occupate in meno (-3,7% rispetto al -2,3% degli uomini) con il tasso di occupazione femminile, al 49,3%, è ancora inferiore di 1,4 punti (-1 punto, al 67,1%, per gli uomini). Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 74 anni è calato al 9,8%: sono 2.459.000 i disuccupati in Italia, in calo del 2,2% sul trimestre precedente e del 27% sullo stesso periodo del 2020. Si considera senza lavoro anche chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi. Rispetto al trimestre precedente, le ore lavorate per dipendente secondo l’Istat sono cresciute del 3,4%, con la cassa integrazione che si abbassa a 78,7 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,6 punti su base congiunturale e di 1 su base annua. Il costo del lavoro, per unità di lavoro, cresce dello 0,6% congiunturale, con un aumento più sostenuto delle retribuzioni (+0,7%). Su base annua si rileva un calo del costo del lavoro del 3,1% (retribuzioni -2,3%). L’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,8% rispetto al secondo trimestre 2020.

Scarica qui il rapporto Istat integrale

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Ai livelli pre-Covid mancano all’appello 678mila contratti. Cavallaro: “Per una vera ripresa servono riforme”


“Non possiamo certamente gioire leggendo con attenzione gli ultimi dati legati all’occupazione. E’ vero che cala la disoccupazione ma è altrettanto vero che mancano quasi 700 mila lavoratori rispetto all’inizio della grande pandemia ed i nuovi posti di lavoro creati sono per lo più a termine, e quindi precari. E’, quindi, una boccata d’ossigeno ma c’è ancora tanto da lavoro da fare per imprimere quella scossa necessaria al Paese che non può prescindere da una profonda riforma delle pensioni ed una marcata riforma fiscale che possano agevolare il ricambio generazionale nel mondo del lavoro”. E’ quanto ha detto il Segretario Generale, Francesco Cavallaro, commentando il documento sul lavoro in Italia nel secondo trimestre 2021 elaborato dall’Istat.

I dati. Nel secondo trimestre 2021 l’Istat ha riportato un aumento di 338mila occupati (+1,5%) rispetto al trimestre precedente e una crescita di 523mila unità sullo stesso periodo del 2020. Ma questa boccata d’ossigeno nei dati sull’occupazione è legata soprattutto alla crescita dei dipendenti a termine (+226mila, +8,3%) a fronte di una crescita di 80mila unità a tempo indeterminato (+0,5%) e di 33mila indipendenti (+0,7%). L’occupazione rimane, soprattutto, ancora inferiore ai livelli pre-pandemia, con 678mila occupati in meno rispetto al secondo trimestre 2019. In particolare, l’emorragia lavorativa riguarda più di ogni altra categoria le donne, che sono 370mila occupate in meno (-3,7% rispetto al -2,3% degli uomini) con il tasso di occupazione femminile, al 49,3%, è ancora inferiore di 1,4 punti (-1 punto, al 67,1%, per gli uomini). Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 74 anni è calato al 9,8%: sono 2.459.000 i disuccupati in Italia, in calo del 2,2% sul trimestre precedente e del 27% sullo stesso periodo del 2020. Si considera senza lavoro anche chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi. Rispetto al trimestre precedente, le ore lavorate per dipendente secondo l’Istat sono cresciute del 3,4%, con la cassa integrazione che si abbassa a 78,7 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,6 punti su base congiunturale e di 1 su base annua. Il costo del lavoro, per unità di lavoro, cresce dello 0,6% congiunturale, con un aumento più sostenuto delle retribuzioni (+0,7%). Su base annua si rileva un calo del costo del lavoro del 3,1% (retribuzioni -2,3%). L’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra un aumento del 3,9% rispetto al trimestre precedente e del 20,8% rispetto al secondo trimestre 2020.

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